Ciao a tutti! 👋🏻
Come state? Bando alle ciance! Siamo tornati! Per alcuni settembre segna l'inizio di un nuovo anno, per me è più un mese per capire a che punto sono. A gennaio stabilisco i miei obiettivi per l’anno e settembre è il momento in cui controllo se sono sulla giusta strada o se devo fare aggiustamenti. Gli obiettivi possono anche sembrare ambiziosi, ma l'importante è verificare se sto seguendo il percorso che avevo in mente.
Di cosa parliamo oggi? Sono un grande grandissimo fan di Tim Burton, da sempre. E quindi sono subito andato al cinema a vedere Beetlejuice Beetlejuice. Ovviamente nei mesi precedenti alla proiezione sono stato bombardato da contenuti promozionali che mi hanno fatto riflettere su come il marketing cinematografico sia cambiato negli ultimi anni.
Prendiamo ad esempio tre film recenti - Barbie, Challengers e Beetlejuice Beetlejuice - per vedere come il ruolo del film possa variare notevolmente a seconda del contesto.
Ogni pellicola sembra avere un obiettivo diverso, che va dal rafforzamento del brand e delle strategie di marketing all’utilizzo di tecniche promozionali innovative.
Non si tratta solo di film
Se ci pensate, il film è un'entità estremamente versatile perché può assumere ruoli diversi a seconda del contesto. In alcuni casi, diventa un vero e proprio brand, mentre in altri funge più da strumento di branding che da prodotto d’intrattenimento autonomo.
A volte può essere utilizzato per riposizionare un brand esistente e rinvigorirlo con nuove narrazioni (vedi Barbie). A volte diventa un modo per fare marketing con disinvoltura.
Più complessi, più smart, più social
Oggi, gli account social di un film non sono solo canali di promozione, ma veri e propri hub di interazione e coinvolgimento. Questi profili servono non solo per divulgare contenuti ufficiali, ma anche per costruire e mantenere una relazione dinamica e bidirezionale con il pubblico.
Ora, mettiamo da parte un secondo le collaborazioni con influencer e content creator, l’utilizzo dei profili social a scopo promozionale della pellicola rivela molte analogie con l’idea di brand-prodotto.
Prima di tutto, gli account social vengono utilizzati per costruire attesa ben prima dell’uscita del film. I teaser, i dietro le quinte, e le anticipazioni pubblicate sui social media generano hype e discussione tra i fan.
Durante il periodo di proiezione e anche oltre, diventano un’estensione narrativa del film. Post e storie possono approfondire dettagli che non trovano spazio nel film stesso, offrendo contenuti aggiuntivi come approfondimenti sui personaggi, curiosità dalla produzione, e background sui temi trattati. Questo approccio è strettamente legato al concetto di storytelling e trova funzioni analoghe a quelle di un brand per come siamo abituati a definirlo.
Inoltre, permettono ai fan di interagire direttamente con il film e i suoi creatori. Attraverso commenti, sondaggi, Q&A e challenge, il pubblico diventa parte della campagna promozionale. Questo tipo di engagement non solo aumenta la visibilità, ma crea anche un legame più personale e duraturo tra il film e il suo pubblico.
Riposizionare un brand
Barbie il film ci offre un case study molto interessante perché oltre essere stato il primo film dell’era social ad essere stato spinto attraverso un mix di piattaforme e contenuti “nuovi”, è stato anche il mezzo che ha permesso a Mattel di riaffermare i valori e l'estetica di Barbie in un contesto moderno e socialmente consapevole. Questo approccio trasforma il film in un tassello di una strategia di marketing più ampia, in cui la narrativa si piega alla logica del brand.
Il film "Barbie" ha aggiornato il personaggio e l'immagine di Barbie affrontando temi di auto-scoperta, femminismo, e critica sociale in modo ironico e riflessivo. Questa narrazione ha permesso al brand di distaccarsi dalla sua immagine passata e di adattarsi ai valori e alle aspettative culturali contemporanei.. ergo riposizionamento del brand.
Margot Robbie ha interpretato Barbie in un modo che va ben oltre il semplice ruolo di attrice, diventando una vera e propria ambasciatrice del brand Barbie e influenzando la moda e il design attraverso la sua interpretazione anche fuori dal film.
Effetto nostalgia
Il successo di Barbie e Beetlejuice Beetlejuice è in gran parte dovuto al fattore nostalgia, che sfrutta il legame emotivo dei consumatori. Questi film non solo richiamano i fan originali, ma attraggono anche le nuove generazioni che vedono questi brand come icone retrò o cool.
Beetlejuice, ad esempio, sfrutta il fascino cult degli anni '80 e '90, presentando un’estetica gotica che è tornata in auge. Il ritorno di questo film non è solo un omaggio al passato, ma una strategia studiata per capitalizzare sul valore nostalgico che evoca nei suoi spettatori.
Allo stesso modo, Barbie utilizza il potere della nostalgia per rinnovare il suo status iconico. La pellicola non solo celebra l'eredità del personaggio, ma la reinventa in chiave moderna, attraendo sia coloro che sono cresciuti con la bambola sia i nuovi spettatori che vedono Barbie come un simbolo di cultura pop rivisitato.
In questo contesto, la nostalgia diventa un elemento strategico di marketing, trasformando i film in veri e propri fenomeni che continuano a influenzare e coinvolgere il pubblico su più livelli.
Caro vecchio merchandising
Il merchandising è sempre stata una parte fondamentale della promozione dei film. Giocattoli, abbigliamento, accessori e altri prodotti fisici estendono il valore del brand oltre il cinema. Harry Potter, per esempio, ha i suoi store fisici in città di spicco, e ha generato miliardi di dollari in merchandising rendendo il brand fisicamente presente nella vita quotidiana dei fan.
Magliette, felpe, borse e altri articoli di moda sono stati per lungo tempo un modo per i fan di vivere il film nella loro vita quotidiana, prolungando l’esperienza ben oltre la sala cinematografica. Prodotti come tazze, poster e decorazioni permettono ai fan di portare un pezzo del film nel loro ambiente domestico.
Tuttavia, oggi assistiamo a un'evoluzione interessante. Le collaborazioni con altri brand stanno diventando parte di una strategia innovativa. Invece di limitarsi al merchandising tradizionale, i film ora cercano di amplificare il loro impatto attraverso partnership strategiche con marchi affermati. Queste collaborazioni non solo espandono il reach del film, ma attraggono nuovi segmenti di pubblico, creando sinergie creative e promozionali che vanno oltre il semplice prodotto fisico.
Film come strumento per i brand
Il successo di Challengers suggerisce che stiamo entrando in una nuova era del cinema, in cui il marketing non è solo un aspetto collaterale, ma un elemento integrato e strategico della narrazione. Questo film rappresenta una transizione verso un modo di concepire i film come palcoscenici per i brand, dove il product placement diventa un mezzo per amplificare e approfondire la storia.
Challengers dimostra che il product placement può essere utilizzato come uno strumento per arricchire e supportare la narrazione del film. I brand non sono solo oggetti di scena, ma sono legati ai temi e alla trama. Questo approccio offre una nuova visione del product placement, trasformandolo in una parte essenziale della costruzione del mondo del film.
Nel film una vasta gamma di brand, anche marchi di moda come Chanel e Loewe, sono presenti in modo strategico e organico. Non appaiono semplicemente come accessori di scena, ma si integrano nel contesto della storia e dei personaggi, riflettendo e amplificando i temi e le emozioni del film.
Marchi come Adidas, Nike e Uniqlo sono parte fondamentale del design dei costumi, evidenziando la tendenza “tennis-core” che ha caratterizzato il film. I personaggi, interpretati da Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist, sono vestiti con capi che riflettono questa tendenza, rendendo il product placement non solo visibile ma anche rilevante per la trama.
La trasformazione dei film e della loro promozione riflette anche l’evoluzione del consumatore moderno, che non si limita più a consumare passivamente contenuti, ma desidera far parte di una community e vivere esperienze estese. I film, come i brand, diventano parte dell’identità del consumatore, un veicolo di espressione personale e di appartenenza.
Qui un podcast interessante che spiega il ruolo dei product placement in Challengers.
Un film, un brand
L’idea che i film possano essere considerati brand si fonda sul fatto che non sono solo prodotti di intrattenimento, ma portatori di valori, con un’identità ben definita e una sua community. Un film di successo può trascendere il suo ruolo originale e diventare un brand riconoscibile capace di generare un seguito di fan devoti, prodotti collaterali e persino esperienze fisiche (come i parchi a tema).
Nella storia del cinema, esistono già esempi di film che hanno assunto questa dimensione. Un caso emblematico è Star Wars. I suoi personaggi, temi musicali e iconografie sono diventati simboli riconoscibili in tutto il mondo. L'espansione in parchi a tema, videogiochi, libri e serie TV ha consolidato l'idea di un brand dove l'esperienza dell'utente è omnipresente e interconnessa.
Sebbene il marketing e la strategia di branding siano più evidenti e pianificati, c'è ancora una componente di adattamento a rispondere alle tendenze e alle esigenze del momento. In passato, l'idea che un film potesse diventare un brand era spesso una conseguenza non calcolabile del suo successo, piuttosto che una strategia deliberata.
Oggi, invece, il film viene progettato e promosso come un brand a tutti gli effetti, sfruttando ogni opportunità per ampliare la propria influenza.
I miei video in cui parlo di questo:
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