Ciao a tutti! 👋🏻
Come state? Qualche giorno fa, durante il mio scrolling quotidiano, la mia attenzione è stata catturata da questo video pubblicato da Porsche.
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L’ho guardato tutto. Lo so, dura solo una decina di secondi. Ma in realtà per un video TikTok riuscire a trattenere l’attenzione anche solo per 10 secondi è un grande risultato, soprattutto se il video stesso è così breve.
Ok Andrea, va bene, è un ottimo stop-scroll content, ma ha davvero senso per un brand come Porsche?
A dire il vero, non so neanche se il termine stop-scroll content esista ufficialmente, se non esiste, allora lo conio io adesso. Ma il concetto è chiaro: su TikTok, ma anche su altri social in generale, la vera sfida è catturare l’attenzione nei primi 3 secondi, fermare il tuo scrolling compulsivo e convincere l’algoritmo a spingere il contenuto a un pubblico sempre più ampio. Per approfondire l’argomento consiglio questa newsletter.
Quindi brava Porsche, hai catturato la mia attenzione per 10 secondi!
Eppure, resta la domanda: perché un brand come Porsche investe budget nella creazione di contenuti usa e getta con un ciclo di vita brevissimo? E soprattutto perché dovrebbe preoccuparsi di catturare l’attenzione di un pubblico che, nella maggior parte dei casi, non può permettersi un’automobile del genere?
Se osserviamo la strategia di Porsche su TikTok sono tutti contenuti che rispettano uno standard preciso:
Intrattenimento prima di tutto: nessuna vendita esplicita, solo video coinvolgenti che catturano l'attenzione.
Linguaggio contemporaneo: format, meme, toni e riferimenti culturali che parlano alle nuove generazioni.
Come lo spieghi al CEO di Porsche che per vendere più 911 il piano social prevede contenuti sulla nail art, qualche gameplay e magari anche una collab con Crocs?
Conoscere le regole, sfruttare l’algoritmo
L’obiettivo di Porsche è vendere più automobili, questo è sicuro. Ma per farlo, bisogna rimanere rilevanti e attuali, altrimenti le persone si scordano del brand.
Porsche con la sua strategia sfrutta alla perfezione questo meccanismo. Il suo obiettivo non è solo creare contenuti adatti alle generazioni più giovani, ma farli diventare virali. Così facendo, riesce a far arrivare il suo messaggio a una platea più ampia di quanto sarebbe possibile con i metodi tradizionali, accedendo a un pubblico che, nella sua grande maggioranza, non è direttamente interessato all’acquisto di una Porsche. Tuttavia, grazie all'algoritmo, il contenuto può raggiungere anche chi potrebbe essere davvero in target.
E considerando che il costo di un’auto come una Porsche si aggira su centinaia di migliaia di euro, anche una piccolissima percentuale di conversione di questa platea più ampia può tradursi in un enorme successo.
Ma non può essere solo questo il motivo..
Piantare un seme 🌱
Una Porsche non è certo un’utilitaria, occupa una posizione unica nel panorama automobilistico, quella del segmento "sports luxury". Si distingue da brand premium come BMW o Mercedes, proponendo un’auto che unisce lusso e prestazioni superiori, senza però raggiungere gli estremi di esclusività e prezzo di una Ferrari o di una Lamborghini. Pensiamo a Porsche come un’auto sportiva, simbolo di lusso ma concepita per l’uso quotidiano.

Porsche ha capito che anche se una grande parte del pubblico non è pronta ad acquistare oggi, una frazione di questo potrebbe comunque riconoscere e apprezzare il brand, consolidando il desiderio e il legame a lungo termine. Automobili come queste non sono semplici acquisti: sono veri e propri simboli. E proprio per questo far sognare chi oggi non ha il potere di acquistare è la chiave per costruire il desiderio futuro.
Porsche infatti non sta cercando solo di vendere un’auto, ma di piantare un seme destinato a fiorire nel tempo. Creare un legame emotivo con il brand è un processo che richiede anni. E se oggi il pubblico non è pronto a fare il grande passo, l’importante è che inizi a desiderarlo e a percepirlo come un obiettivo da raggiungere. Il potere di Porsche non risiede solo nelle sue performance o nel suo status, ma nella capacità di evocare un sogno, quel sogno che spinge a lottare per ottenere qualcosa di esclusivo e straordinario.
Non ci sono dichiarazioni ufficiali, né pagine web dove Porsche afferma esplicitamente: "vogliamo mostrare a genzers e millennials quanto siano cool le nostre auto, così domani gliele venderemo davvero."
Tuttavia, sarebbe una strategia del tutto comprensibile: un approccio a lungo termine in cui contenuti di questo tipo assumerebbero un significato più profondo e mirato.
Chi oggi è pronto ad acquistare la sua Porsche, ricorda quando da bambino giocava con il modellino della sua auto sportiva preferita. È un parallelismo che traccia un filo diretto tra il sogno infantile e il desiderio che con il tempo diventa realtà.
Ma c’è un terzo strato ancora più nascosto, che per alcuni sembrerà anche meno romantico, ma che è strettamente legato al concetto del “piantare un seme”.
Compriamo status, non prodotti
Quando compriamo un’auto di lusso, un orologio costoso o altri beni di lusso, non stiamo semplicemente acquistando un oggetto. Stiamo comprando un riconoscimento sociale. Chi compra Porsche non lo fa solo per le prestazioni tecniche, ma anche perché sa che quando parcheggerà gli sguardi si poseranno su di lui. E questa percezione è fondamentale perché uno status esiste solo se gli altri lo riconoscono. Se vi ricordate abbiamo già parlato del concetto di imprinting culturale.
Ogni video che circola sul canale TikTok di Porsche contribuisce a rafforzare l’atmosfera di esclusività che avvolge il brand. I contenuti progettati per attrarre un pubblico giovane stimolano un crescente fascino per il brand, un desiderio che va oltre l’oggetto in sé. Si tratta della voglia di appartenere a qualcosa di speciale, ammirato e ricercato.
L’esperienza assume una nuova dimensione quando queste persone si trovano di fronte a una Porsche nella vita reale. La macchina non è solo bella, ma rappresenta una storia che si è sviluppata davanti ai loro occhi su uno schermo e che adesso proiettano sul proprietario dell’automobile.
Questo meccanismo alimenta un ciclo di aspirazione: ammirare una Porsche e chi la possiede rafforza il desiderio di ottenere lo stesso status di successo e fascino. Contemporaneamente, chi può permettersi Porsche, consapevole di questa dinamica sociale, non compra solo un’auto per le sue prestazioni, ma anche per il riconoscimento che comporta. L’acquisto diventa una dichiarazione, un modo per suscitare ammirazione e alimentare il desiderio di chi lo osserva.
È un circolo che si autoalimenta: chi può permettersi una Porsche non la acquista solo per sé, ma anche per essere visto come qualcuno che è “arrivato” e capace di influenzare la percezione altrui.
In questo modo, chi non può permettersi una Porsche sogna un giorno di possederla, mentre chi può permettersela oggi non acquista solo un'auto, ma anche l'opportunità di alimentare il desiderio e l’ammirazione di chi potrebbe diventarne proprietario in futuro.
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